{Shiba4Ever}

L'aquila

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.:wolf alchemist95:.
view post Posted on 4/3/2010, 19:30




Descrizione [modifica]
Il gruppo delle aquile è caratterizzato da particolare robustezza e prestanza fisica, becco potente ed uncinato, testa grande, ali grandi, tarsi generalmente ricoperti di piume sino al piede. Dispiegano volo potente, spesso veleggiato, maestoso; piombano dall'alto sulle prede.

Alimentazione [modifica]
Il cibo di questi rapaci è vario, ma sempre di origine animale. L'Aquila reale preda lepri, fagianidi, corvidi, tartarughe, piccioni, conigli, pica, giovani cerbiatti. In linea di massima queste sono le prede cacciate da questi cacciatori incredibili. L'Aquila codacuneata, preda anche grossi pitoni, koala, opossum, canguri, Wallabys, Uccelli del paradiso e piccoli marsupiali.

Leggende, miti e simboli [modifica]
L'aquila, grazie alle sue caratteristiche di grosso rapace, dalla vista acutissima, dal volo maestoso, dalla capacità di volare ad altezze irraggiungibili e piombare con velocità impressionante sulle prede, ha destato in tutti i popoli antichi il mito della invincibilità, paragonato ora al sole, ora al messaggero degli dei od allo stesso Dio. Se il leone è ritenuto il re degli animali terrestri, l'aquila è la regina dei volatili. Dell'antica arte sumerica si trovano reperti archeologici che mostrano un animale con corpo d'aquila e testa di leone: emblema di sovranità sulla terra e sull'aria.[1] Simbolo celeste e solare, l'aquila indica pure acutezza mentale e d'ingegno, tanto che ancor oggi, parlando di un Tizio d'intelligenza mediocre, se non scarsa, si ricorre alla litote: «Tizio non è certo un'aquila». A "canonizzare" questa metafora ci pensa Dante Alighieri, allorché nella sua Divina Commedia parla di Omero, che ai tempi del sommo poeta era considerato una delle più grandi menti mai esistite:

« Quel signor dell'altissimo canto, / che sovra gli altri com'aquila vola »
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, IV, 95-96)

D'altra parte anche l'antico proverbio latino

Aquila non capit muscas (L'aquila non cattura mosche)

che sta ad indicare come i grandi non si curino delle piccole cose, attribuisce automaticmente all'aquila il simbolo di grandezza.

L'aquila nelle tradizioni precristiane e precolombiane [modifica]
Nello sciamanesimo asiatico l'aquila era il simbolo di un dio e presso il popolo degli Jakuti Siberiani il suo nome è il medesimo del Dio Creatore e gli sciamani, intermediari fra il popolo e la divinità, erano detti "figli dell'aquila". È l'aquila infatti, secondo tale credenza, che trasporta l'anima dello sciamano durante la sua fase d'iniziazione.[2]

Anche nella mitologia nordica l'aquila occupava un posto importante: simbolo della luce, sedeva sopra il Walhalla; in aquila si trasformò Odino, per impadronirsi dell'idromele, la bevanda che trasformava in poeti i suoi bevitori[3] così come fece Zeus, secondo la mitologia greca, per rapire Ganimede.[4]

Nella mitologia dei pellerossa l'aquila è la rappresentazione tangibile di Wakan Tanka, il Grande Uccello del Tuono, che elargisce i raggi solari ed è la manifestazione del Grande Spirito, la divinità suprema. Il diadema che ornava la testa dei grandi capi indiani era fatto di penne d'aquila, simbolo solare, e penne d'aquila, artigli e addirittura teste di questo regale uccello costituivano un corredo di amuleti indispensabile ad ogni guerriero.[5] Nella "Danza del Sole" i partecipanti indossavano piume di aquila ed un fischietto di osso dello stesso uccello.[6]

Nella mitologia azteca il dio-sole Tonatiuh era rappresentato da un'aquila, confermando anche qui la valenza solare che il mito assegna a questo uccello.

L'aquila fu anche considerata uccello aruspice, messaggero che portava i presagi dagli dei agli uomini. Nell'Iliade Priamo, prima di recarsi presso il nemico Achille per ottenerne il corpo del figlio Ettore, ucciso dall'eroe greco, offre a Zeus una libagione chiedendogli che gl'invii «…l'uccello che ti è caro fra tutti e che ha la forza suprema […] e il prudente Zeus ascolta la sua preghiera e subito lancia l'aquila, il più sicuro degli uccelli, il cacciatore fosco che è chiamato il nero.»[7]

L'aquila era, secondo la mitologia greco-romana, la portatrice dei fulmini di Giove e veniva anche raffigurata con i fulmini tra gli artigli.[8] E così, leggermente modificata, compare nell'emblema degli Stati Uniti d'America.[9]

Portatrice di fulmini ma anche protettrice da essi: secondo Plinio il Vecchio i greci antichi a questo fine inchiodavano aquile sulle porte delle loro case.[10]

Essa è nemica mortale del serpente, che attacca e uccide. Così viene mostrata su antiche monete greche e galliche, mentre in Siria la leggenda vuole che Etana, pastore divenuto re, abbia salvato l'aquila dalle spire del serpente cui l'uccello aveva divorato i figli. L'aquila, per ricompensarlo, lo avrebbe portato sulle sue ali fino in cielo. [1]

L'aquila nell'iconologia e nel simbolismo cristiano [modifica]
Nell'antico testamento il Libro di Ezechiele inizia con la descrizione di una visione del profeta-autore:

« Al centro apparve la figura di quattro esseri animati che avevano sembianze umane ed avevano ciascuno quattro facce e quattro ali. […] Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila. »
(Ezechiele, 1, 5-10)

Si tratta del Tetramorfo, figura ripresa da San Giovanni evangelista nell'Apocalisse:

« Il primo vivente era simile ad un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l'aspetto d'un uomo, il quarto vivente era simile a un'aquila mentre vola. »
(Apocalisse di San Giovanni, 4, 7)

L'aquila, simbolo cristologico [modifica]
La sua funzione di psicopompa si è evoluta, dalla leggenda siriana di Etana, nota sicuramente alle prime comunità cristiane, in immagine di Cristo salvatore, che porta le anime in cielo. Così già il Deuteronomio, nel Cantico di Mosé, assimila la figura di Dio all'aquila:

Come un'aquila incita la sua nidiata e aleggia sopra i suoi piccoli, così Egli spiega le ali, lo prende e lo porta sulle sue penne. [11]

ove quell'Egli è il Signore.

Scrive Filippo di Thaon, monaco e poeta normanno del XII secolo:

« L'aquila significa / il figlio di Santa Maria, / che è un re di tutti gli uomini / senza alcun dubbio, / sta in alto e vede lontano, / sa bene che cosa deve fare »
( Filippo di Thaon, Bestiario[12])

seguendo quanto ancor più esplicitamente aveva detto Sant'Ambrogio in proposito, nel suo commento ad un passo dei Proverbi:[13]

L'aquila si comprende come quella del Cristo che, col suo volo, è sceso in terra. Questo genere di animale non riceve cibo prima che la castità di sua madre sia dimostrata quando con gli occhi aperti, senza battere le ciglia, può contemplare il sole.[14] È dunque a giusto titolo che questo animale è paragonato al Salvatore perché, quando vuole catturare qualche essere, non calpesta il suolo, ma elegge un luogo elevato: così il Cristo, sospeso all'alta croce, in un fracasso terribile ed in un volo tonante prende d'assalto gl'inferi e porta via verso i cieli i santi che ha afferrato.[15]

L'aquila rigeneratrice [modifica]
L'aquila aveva anche fama di rigenerarsi. Secondo una leggenda, all'aquila anziana si annebbiava la vista e si appesantivano le ali. Essa allora volava in cielo e bruciava le sue ali e il velo che le copriva gli occhi al calore del sole, dopo di che scendeva in terra ed immersasi tre volte in una fonte tornava ad essere giovane e vigorosa.[16] Questa leggenda fu ripresa nella iconografia cristiana grazie ai versi del Libro dei Salmi:

«Egli [il Signore] perdona tutte le tue colpe, / guarisce tutte le tue malattie; / salva dalla fossa la tua vita, / ti corona di grazia e di misericordia, / egli sazia di beni i tuoi giorni / e tu ti rinnovi come aquila la tua giovinezza.»[17]

e Sant'Ambrogio fa sua quest'interpretazione nei suoi Sermoni:

«A dire il vero si tratta di una sola, autentica aquila, Gesù Cristo, nostro Signore, la cui gioventù è stata rinnovata quando è risuscitato dai morti. Infatti, dopo aver deposto le spoglie di un corpo corruttibile, è rifiorito rivestendo una corona gloriosa.»[18]

Altra simbologia [modifica]
L'aquila è stata attribuita come simbolo a San Giovanni Evangelista in quanto con la sua visione descritta nel Libro dell'Apocalisse avrebbe contemplato la Vera Luce del Verbo, come descritto nel Prologo del suo Vangelo, così come l'aquila può fissare direttamente la luce solare.[19] Tale attribuzione è attestata ai tempi di Sant'Agostino (IV - V secolo).[20] San Giovanni Evangelista viene paragonato all'aquila da Dante Alighieri, quando nella cantica del Paradiso immagina di parlare proprio con l'Evangelista:

« Non fu latente la santa intenzione / dell'aguglia [aquila, n.d.r.] di Cristo, anzi m'accorsi / dove volea menar mia professione. »
(Dante Alighieri, Paradiso, XXVI, 52-54)

L'aquila viene anche considerata come simbolo del cristiano, chiamato dal battesimo a nuova vita e la frase del Vangelo secondo Luca: «laddove sarà il corpo , le aquile si raduneranno»[21] venne interpretata da commentatori medievali che paragonarono il corpo al Cristo e le aquile che vi si radunano intorno, alle anime cristiane.[22]

Simbologia negativa [modifica]
L'aquila, a causa della sua voracità e della rapidità con la quale si avventa sulla preda, ebbe anche connotazioni simboliche negative. La credenza che si cibi di pesci raggiunti e ghermiti mentre nuotano tranquilli, ne ha determinato un'interpretazione negativa, soprattutto riguardo al fatto che il pesce era considerato dai primi cristiani un simbolo di Cristo. Sotto questo aspetto essa venne vista anche come simbolo di Satana, che attacca e ghermisce le anime, sottraendole alla loro normale destinazione cristiana.[23] A questa interpretazione simbolica negativa ha contribuito certamente anche la classificazione dell'aquila come animale impuro, quindi non edule, che viene data nel Deuteronomio.[24
 
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